Il plasma
Il plasma
Il sangue, come ben sanno i Donatori, è costituito da diversi componenti.
Oltre ai globuli rossi, che rappresentano il componente di più largo impiego nella terapia trasfusionale, vi troviamo i globuli bianchi, le piastrine ed una parte liquida rappresentata dal plasma.
Con la donazione tradizionale vengono quindi raccolti tutti i componenti ottenendo una sacca di “sangue intero”.
Con pochissime eccezioni, è oramai rarissimo trasfondere sangue intero.
E’ molto più indicato utilizzare separatamente i vari componenti in modo da offrire al paziente solo ciò di cui realmente necessita in quel momento.
In questo modo si ottiene un uso più razionale ed efficacie della donazione con un sensibile miglioramento della terapia trasfusionale ed una migliore gestione di una risorsa preziosa quale è appunto il sangue.
Per tale motivo dopo ogni donazione di sangue intero, il Centro Trasfusionale provvede a separare il sangue donato nei suoi principali componenti per ricavarne una unità di globuli rossi concentrati, un quantitativo di plasma ed uno di piastrine.
Mentre i globuli rossi concentrati possono essere impiegati come tali per la trasfusione, le piastrine ed il plasma necessitano, prima del loro utilizzo, di ulteriori preparazioni.
Le piastrine hanno una durata molto limitata nel tempo (solo cinque giorni dal momento del prelievo) ed il quantitativo di piastrine che si può ricavare dalla separazione di una sacca di sangue è infatti troppo scarso per avere una qualche utilità terapeutica; è quindi necessario unire più quantitativi di piastrine (in genere quelli ricavati da cinque procedure di separazione) per ottenere una unità terapeutica utilizzabile. Per il plasma la procedura di lavorazione prevede il rapido congelamento subito dopo il prelievo, al fine di garantire la perfetta conservazione dei fattori della coagulazione ivi presenti, e la conservazione a – 30° per circa un anno.
Le eccedenze di plasma che non vengono utilizzate a scopo trasfusionale vengono inviate all’industria di lavorazione per la produzione di emoderivati; questo procedimento richiede l’intervento di aziende farmaceutiche specializzate in tali procedimenti.
Le procedure di separazione possono tuttavia essere applicate non solo dopo la raccolta del sangue intero, ma anche nel corso della stessa donazione.
In questo caso il Donatore viene collegato ad una macchina automatica a circuito chiuso (separatore cellulare) in grado di separare i principali componenti del sangue già nel corso del prelievo.
Il componente necessario (plasma o concentrato piastrinico) viene pertanto trattenuto e raccolto nella sacca, mentre gli altri componenti, tramite una semplice inversione del flusso, sono restituiti al donatore nel corso della stessa donazione.
È bene precisare subito che tale procedura non comporta alcun rischio per il Donatore in quanto il sistema di raccolta e separazione è costituito da un circuito chiuso, sterile e monouso in cui il sangue non viene a contatto con alcuna parte del separatore cellulare.
Il sangue viene fatto circolare nel circuito mediante pompe che esercitano pressioni dall’esterno sui tubi di plastica, mentre la separazione avviene tramite centrifugazione del sangue all’interno di una campana di vetro.
La raccolta selettiva di plasma o di piastrine, pur richiedendo al donatore un tempo leggermente superiore alla donazione di sangue intero, permette un più rapido recupero delle condizioni di base in quanto i valori di tali componenti (plasma e piastrine) sono ripristinati dall’organismo molto rapidamente.
Le procedure di plasmaferesi consentono di incrementare la quantità e la qualità del plasma per la lavorazione e la trasformazione in emoderivati quali l’albumina, i fattori della coagulazione e le gammaglobuline.
Le procedure di piastrinoaferesi consentono invece di ottenere unità con una concentrazione di piastrine nettamente più elevata rispetto a quella ottenuta dalla separazione del sangue intero, dove occorre unire il concentrato piastrinico di più donatori.
La piastrinoaferesi consente quindi di ottenere da un solo donatore una unità che può essere direttamente utilizzata, incrementandone l’efficacia terapeutica e la sicurezza.
È quindi possibile concludere che le procedure di plasmaferesi e di piastrinoaferesi rappresentano il logico ed auspicabile completamento della donazione tradizionale.
L
Sicurezza del sangue trasfuso:
Sebbene questo aspetto possa interessare maggiormente i potenziali riceventi, vale forse la pena sottolineare come il sangue dei nostri donatori, sia per le caratteristiche epidemiologiche, che per gli accurati controlli ed i numerosi accertamenti eseguiti in molteplici occasioni, ha sempre dimostrato di possedere uno “standard” di sicurezza particolarmente elevato.
Questa fondamentale prerogativa è stata inoltre costantemente incrementata anche tramite la tempestiva applicazione delle più recenti metodologie diagnostiche.
Intervista al sig. GLOBULO ROSSO (continua)
…….vita avrò percorso circa 1300 chilometri, un po’ meno se Lei insiste a tenermi qui a chiacchierare, ma è sempre una bella distanza per un individuo delle mie dimensioni, con un diametro di 8 micron, cioè 8 millesimi di millimetro.
I: E cosa fa di così importante durante tutto questo peregrinare in giro per il corpo?
G: Vede, ogni singola cellula dell’organismo, fino nelle parti più remote del corpo umano, ha bisogno di ossigeno per vivere.
I: E cosa se ne fanno le cellule di questo ossigeno?
G: Lo usano come combustibile pe+r bruciare le sostanze nutritive necessarie al loro sostentamento, e siamo noi globuli rossi a portare loro l’ossigeno a domicilio, ovunque si trovino. Arriviamo da loro attraverso arterie via via più sottili, fino ai muscoli capillari, che sono così angusti che dobbiamo passarci in fila indiana, uno ad uno, ma così possiamo arrivare fino all’ultima cellula, nell’angolo più remoto dell’organismo, con il nostro prezioso carico.
I: A proposito del prezioso carico: non vedo nulla addosso a Lei, dove lo tiene questo ossigeno?
G: Non posso certamente tenerlo in mano visto che non ho le braccia, Le pare? E’ tutto dentro di me, saldamente legato all’emoglobina.
I: Emoglobina? E che cosa sarebbe?
G: Vedo che non sono andati molto per il sottile quando hanno cercato qualcuno da mandare qua dentro. Non si può dire che Lei sia molto preparato.
I: Sono l’unico che abbia accettato di farsi miniaturizzare per quella cifra.
G: Capisco. E va bene, l’emoglobina è una sostanza molto speciale. Quando io passo attraverso i polmoni essa lega a sé l’ossigeno, che lì è presente in gran quantità. Successivamente, durante il nostro viaggio all’interno dell’organismo questo ossigeno viene ceduto alle varie cellule che ne hanno bisogno.
I: Ed è proprio necessario trasportare l’ossigeno in questo modo?
G: In effetti l’ossigeno potrebbe anche circolare disciolto liberamente nel plasma, la parte liquida del sangue, ma ciò sarebbe decisamente poco pratico, e, se mi concede un attimo di attenzione, vorrei farLe capire il motivo di questo.
I: Cercherò di seguirLa.
G: Bene, consideri che un uomo di trent’anni, di corporatura media, che svolga un’attività fisica normale, necessita di circa 3200 calorie al giorno, e che per ottenerle deve introdurre cibo e fornire l’ossigeno necessario a “bruciarlo”. La quantità d’ossigeno necessaria è di circa 664 litri al giorno, un discreto volume quindi, fin qui mi segue?
I: Certo, vada avanti.
G: Ebbene, se considera che un grammo di emoglobina può trasportare, in condizioni normali, 1.36 centimetri cubi di ossigeno e che in un litro di sangue ci sono circa 150 grammi di emoglobina, ne risulta che, grazie a questa sostanza, in un litro di sangue possono venire trasportati 200 cc. di ossigeno. Ora, se l’ossigeno circolasse libero, considerato che un litro di sangue ne potrebbe contenere solo 2 cc. e mezzo, per trasportarne 200 cc. sarebbero necessari ben 80 litri di sangue, ed è facile capire come in questo modo la circolazione non potrebbe mai sopperire alle necessità dell’organismo, è chiaro?
I: Abbastanza, ma, mi spieghi, questa emoglobina deve per forza trovarsi dentro un globulo come Lei? Non potrebbe andarsene in giro da sola?
G: No di certo, date le sue piccolissime dimensioni uscirebbe dai capillari e si disperderebbe tra i tessuti. Mi creda, la natura sa il fatto suo, se ha concepito noi globuli rossi così come siamo è perché in questo modo offriamo il massimo dell’efficienza possibile per la nostra funzione.
I: Vuol dire che tutto ha un significato preciso, magari anche quel buffo aspetto “a ciambella” che Lei ha?
G: Questo buffo aspetto “a ciambella”, come dice Lei, è in realtà un mirabile esempio di come la natura sia riuscita ad ottenere la massima superficie possibile a disposizione per gli scambi di gas con i tessuti, a parità di volume.
I: Mi scusi ma questa non credo di averla capita.
G: E ci risiamo! Cercherò di usare ancora qualche cifra perché mi sembra che Lei possa capire solo quelle. Mi segua: io ho una superficie totale di 125 micron quadrati.
I: E quanto fa in millimetri?
G: Sono 125 milionesimi di millimetro quadrato.
I: E’ ben piccola in realtà!
G: Sì, ma se pensa che in tutto l’organismo noi globuli rossi siamo 25 miliardi, in totale offriamo una superficie di ben 3.200 metri quadrati!
I: Pifferi!
G: Ebbene, se avessimo forma sferica, pur mantenendo l’attuale volume, questa superficie totale arriverebbe solo a 2.100 metri quadrati, vede bene come la forma a ciambella sia molto vantaggiosa per noi.
I: Indubbiamente voi globuli rossi siete dei veri piccoli capolavori. Bene, La ringrazio del tempo che mi ha gentilmente concesso e La lascio al Suo…
G: Fermo là! Dove crede di andare? Non è mica tutto qui! Ora che ho cominciato a raccontare voglio arrivare fino in fondo. Non vorrei che i Suoi lettori sottovalutassero il mio lavoro.
I: Vuole dire che Lei non si limita a trasportare ossigeno?
G: Affatto! Quella è solo metà dell’opera. Deve sapere che le cellule, consumando ossigeno, generano anche dei prodotti di scarto tra cui l’anidride carbonica, che è un gas tossico, deve venire costantemente eliminato per evitare che si accumuli intossicando l’organismo e chi crede che se ne occupi se non io?
I: E la trasporta con il solito sistema?
G: Certamente: consegno l’ossigeno e ritiro l’anidride carbonica, e man mano che diminuisce il mio contenuto di ossigeno aumenta quello di anidride carbonica. E’ per questo motivo che il sangue arterioso, ricco di ossigeno, ha un colore rosso vivo, mentre quello venoso, ricco di anidride carbonica è più scuro, quasi bluastro.
I: In effetti volevo dirglielo che mi pareva Lei avesse un brutto colorito.
G: Come Le ho detto prima, quando Lei mi ha fermato, mi stavo recando ai polmoni per scaricare l’anidride carbonica e fare il pieno di ossigeno, vedrà dopo come ritorno bello, rosso acceso, da far voglia!
I: Bene La ringrazio, allora arrivederci….
G: Aspetti vorrei parlarLe ancora dei gruppi sanguigni. Lei sa che siamo noi globuli rossi i depositari dell’identità del sangue? E’ sulla nostra superficie che sono situati gli antigeni che identificano il sangue come appartenente ad un certo gruppo piuttosto che ad un altro. Questa è un’altra funzione molto importante affidata a noi globuli rossi.
I: Non ne dubito ma, guardi, purtroppo ora devo proprio andare.
G: Perché non viene giù al fegato che Le offro un bicchierino di glicogeno? E’ squisito sa? Un vero nettare. Offro io, naturalmente.
I: Volentieri, un’altra volta certamente ma adesso devo salutarLa, non vorrei che l’effetto del miniaturizzatore terminasse mentre sono ancora qui dentro.
G: D’accordo. Ma torni a trovarmi, capita così di rado di poter fare quattro chiacchiere con qualcuno qui.
I: Certamente, arrivederci e grazie ancora, anche a nome dei lettori.
G: Di nulla, buona giornata!
Dr. Antonio Zani